Gradara

La cittadina si sviluppa principalmente tra il borgo e la roccaforte che sovrasta la collina a cavallo tra Marche e Romagna.
La costruzione della rocca iniziò nel XII secolo ed ebbe diversi ampliamenti sino al XV secolo.

La sua storia è legata alla tragedia di Paolo e Francesca, ai Malatesta, a Lucrezia Borgia, ai Della Rovere.

Oggi grazie a opportuni e felici restauri è considerato una delle strutture medievali meglio conservate in Italia.
Una attiva Pro Loco ne valorizza pienamente la struttura con iniziative storico culturali.

Il Castello

Il castello dotato un torrione alto 30 metri, sorge su una collina da cui domina il territorio dal mare Adriatico fino al monte Carpegna.

Costruito dalla famiglia De Griffo attorno al 1150, venne affidato al condottiero dei guelfi di Romagna, Malatesta da Verucchio (detto Mastin Vecchio), capostipite e fondatore della dinastia dei Malatesta, i grandi signori di Rimini, Cesena e Pesaro.

Con i Malatesta tra il XIII ed il XIV secolo furono erette le mura.
Nel 1445 venne venduto a Francesco Sforza per 20.000 fiorini d’oro ma al momento di cederne fisicamente il possesso, Sigismondo Pandolfo Malatesta, si rifiutò di consegnargliela e anche di restituire il denaro.

Al fine di ottenere quanto dovutogli, Francesco Sforza tenne in assedio il castello ma dopo 40 giorni fu costretto a ritirarsi, lasciando Gradara a Sigismondo Malatesta.
Quest’ultimo però lo lasciò nel 1463, a seguito di un nuovo assedio da parte di Federico da Montefeltro, intervenuto per conto del papa Pio II che aveva scomunicato Sigismondo.
In quell’occasione Gradara passò agli Sforza di Pesaro che lo resero ancora più sicuro.

Il castello, nel corso dei secoli, cambiò più volte proprietà passando dai Malatesta agli Sforza quindi ai Borgia e poi ai Della Rovere.

Dal 1641 fu sotto il controllo dello stato della Chiesa sino al 1920 quando fu acquistato ormai fatiscente, dalla famiglia Zanvettori che lo restaurò per poi venderlo nel 1928 allo Stato Italiano.

Paolo e Francesca

Secondo la leggenda, la rocca ha fatto da sfondo al tragico amore tra Paolo e Francesca, cantato da Dante Alighieri nella Divina Commedia.

Intorno al 1275 Guido da Polenta, signore di Ravenna, diede in sposa la figlia Francesca al suo fedele alleato Giovanni Malatesta, signore di Rimini, chiamato Gianciotto perché “ciotto”, sciancato, valoroso uomo d’arme ma brutto nella persona.

Al momento di presentarsi a Francesca, inviò al suo posto il suo fratello Paolo, cavaliere nobile, bello e cortese, già sposato con Beatrice Orabile di Ghiaggiuolo, con la quale aveva due figli.
I due s’innamorarono ma Gianciotto, messo in allarme da un servitore, li colse in flagrante tradimento e li uccise.