Corridonia

Corridonia è oggi un importante centro di attività industriali, soprattutto nell’ambito delle calzature, del mobile e dell’edilizia.

Montolmo

Era presente con la denominazione di Montolmo, come castello almeno dal 1115, tra il 1306 e il 1317 visse un periodo di splendore come sede del Parlamento generale delle Marche.
Nel 1433 il castello fu distrutto da Francesco Sforza e in seguito ricostruito.
Il nome antico, Montolmo, derivava da un antico olmo secolare che si elevava sulla sommità dell’abitato, davanti a Santa Maria in castello. La pianta morì nel 1831.

Pausulae

Nel 1851, il cardinale Giuseppe Ugolini, con gli auspici fatti e tramite la sua mediazione accolta dal pontefice Pio IX, rese possibile l’elevazione di Montolmo al grado e onore di città, attribuendole il nome dell’antica città romana di Pausulae.
Anche il sigillo della comunità venne modificato: al suo scudo fu aggiunta, sopra l’olmo, una fenice risorgente dalle sue ceneri.

Nel periodo ottocentesco, Corridonia faceva parte dello Stato della Chiesa.
Dopo l’unificazione dell’Italia, fu istituita il 25 novembre 1884 una strada ferrata per la recente Pausula con stazione omonima.

Nel 1931 infine la città venne dedicata all’eroe di guerra e sindacalista Filippo Corridoni.

San Claudio al Chienti

Di origini antichissime, la Chiesa di San Claudio al Chienti di Corridonia è certamente uno degli esempi più importanti di architettura romanica delle Marche.

La chiesa sorta nel V o VII secolo, è situata nel territorio in cui sorgeva la città romana di Pausulae, che fu anche antica sede vescovile. Essa è documentata a partire dall’XI secolo presso l’Archivio Storico di Fermo. Fu una pieve, e non un’abbazia: i documenti escludono che vi sia mai stata ospitata una congregazione monastica di qualsiasi tipo.

Il fatto che ci sia una chiesa gemella di Germigny-des-Prés in Francia vicino a Orléans, che la indica identica alla Cappella Palatina di Aquisgrana, ha dato vita ad una serie di ricerche volte alla dimostrazione che la chiesa di San Claudio fu l’Aquisgrana di Carlo Magno.

Per raggiungerla si deve percorrere un lungo viale di oltre 500 cipressi.
L’edificio mantiene il suo aspetto originario in maniera quasi totale, la sua maggiore peculiarità è la presenza di due chiese sovrapposte. Ha pianta quadrata ed è modulato lungo il perimetro da absidi semicircolari.

La facciata è incorniciata da due torri cilindriche, simili ai campanili dell’area ravennate, e trova analogie nelle Marche in San Vittore alle Chiuse, Santa Croce di Sassoferrato e Santa Maria delle Moje.

Interessante il portale gotico in pietra d’Istria che orna l’ingresso del piano superiore e fu aggiunto in epoca successiva all’edificazione della chiesa.

Ciò metterebbe clamorosamente in discussione le attuali conoscenze sull’epoca.